Storia del Comune

Storia del Comune di Torre di Mosto

Descrizione

 

Il territorio di Torre di Mosto, in epoca preromana e romana, era compreso in un sistema lagunare che collegava la laguna di Venezia con quella di Caorle.
Lungo il margine lagunare, sul limite settentrionale del territorio, il console T.Annio Rufo fece passare la Via Annia (131 a.C.) che collegava Roma ad Aquileia.
Intorno al V secolo, i romani costruirono in una delle anse del fiume Livenza una “turris” di guardia per vigilare e fare da baluardo alle scorrerie dei barbari provenienti da nord.

Nel VII secolo, il territorio lagunare divenne rifugio degli abitanti di Opitergium (Oderzo) che fuggivano davanti ai Longobardi.
In quest’area sorse la città di Heraclia (poi Eraclea) che divenne ricca e popolosa con un fiorente commercio marittimo e lagunare.

Sul finire del VII secolo, tramontati i fasti di Heraclia a vantaggio della più sicura Venezia, il territorio, impaludatosi progressivamente anche a causa delle continue inondazioni dei fiumi Piave e Livenza, fu abitato da contadini che edificarono un borgo dove già esistevano una cappella dedicata a San Martino e una robusta torre eretta dai Dogi a difesa di Heraclia.

Nel 1411 il villaggio di “Torre” fu distrutto e la torre rasa al suolo dagli Ongari, ma nel corso del secolo essi furono ricostruiti grazie al contributo della nobile famiglia veneziana Da Mosto che in quei luoghi amministrava estesi terreni agricoli.

Da allora (XV secolo) il nome dei Da Mosto fu associato a quello del borgo che assunse il toponimo di Tor da Tosto.

Fino alla seconda metà dell’800, Torre di Mosto rimase un piccolo villaggio di agricoltori che in terre paludose si prodigavano in una stentata economia agricola, e con una popolazione duramente provata da epidemie, dalla malaria e dalle frequenti esondazioni del Livenza.

Dal 1815 si sviluppò la navigazione fluviale e sotto la dominazione austriaca si diede avvio alla sistemazione organica degli argini del Livenza.

 

Con l’avvento del Regno d’Italia (1871) iniziò anche la bonifica del territorio, completata dopo la I^ guerra mondiale, che permise di prosciugare e dissodare oltre 3000 ettari.

La popolazione torresana si ridusse della metà negli anni ’60 per effetto della meccanizzazione agricola, per poi stabilizzarsi negli anni ’70 e aumentando progressivamente fino ad oggi (4749 abitanti al 31.12.2015), grazie ad una avveduta espansione ediliza e all’aumento dell’offerta lavorativa.

Oggi, Torre di Mosto, accanto alla propria vocazione agricola (cereali, barbabietole, uva e foraggi), vanta un consistente sviluppo nell’edilizia e nell’artigianato e si sta evolvendo nei settori dell’industria (con importanti lottizzazioni per insediamenti agro-industriali), del turismo e dei servizi, con la valorizzazione del patrimonio culturale (Museo del Paesaggio in Loc.Boccafossa) e naturalistico (aziende agrituristiche, itinerari fluviali – Giralivenza – parchi a destinazione ricreativa e sportiva).

 

Il Palazzo Municipale, del 1905, è opera dell’ingegnere Nardini di Oderzo.
Il Monumento al Donatore, scultura in ferro, è opera di Carlo Balliana.
La Chiesa Arcipretale di San Martino Vescovo si caratterizza per importanti opere d’arte, pregevoli altari con decorazioni in marmo veneziano (proveniente dalla Cattedrale di Cittanova) e sculture ottocentesche di santi e sante. Sul soffitto: La morte di San Martino affresco realizzato da Costantino Cedini (1741-1811), allievo di Jacopo Guarana, opera firmata databile ante 1772; sul secondo livello: ciclo di affreschi settecenteschi ascrivibile al pittore solighese Paolo De Lorenzi (1773-1806), allievo di Giovanni Battista Bellucci, raffiguranti l’Adorazione dei Magi, il Battesimo di Gesù, la Resurrezione di Lazzaro e l’Orazione di Gesù nell’Orto degli Ulivi; sull’altare maggiore: pala di San Martino (sec. XVIII) scuola del De Lorenzi; sul coro: Ultima Cena e Consegna delle Chiavi, due grandi teleri (sec. XVIII), scuola De Lorenzi; sul primo livello della Chiesa: pala di Sant’Antonio Abate (sec. XVI) e pala dell’Assunta (sec. XVI); sacrestia: Ultima Cena (metà sec. XVII), e San Pietro e San Paolo opere attribuite a Gaspare Diziani (1689-1767); quattrocentesco fonte battesimale in legno proveniente dalla cattedrale di Cittanova; simulacro ligneo (sec. XIX) della Beata Vergine delle Grazie; settecentesco Crocifisso ligneo; sulla facciata esterna: affresco di San Martino e il povero e L’Annunciazione (sec. XVIII) scuola del De Lorenzi.
Il Capitello della SS. Trinità, documentato primi anni del sec. XVIII, si trova in via Rotta.
La Chiesa di Sant’Anna di Boccafossa presenta al suo interno le seguenti opere: Madonna del Latte in pietra d’Istria (sec. XIV); altare con sculture in bassorilievo, Cristo, compianto di San Francesco e fonte battesimale con i quattro evangelisti, opera dello scultore Servilio Rizzato (sec. XX).
La Chiesa dei Santi Magno e Tiziano di Staffolo, edificata sopra una chiesa pre-esistente intitolata a San Canzian, è in stile tipico della bonifica, con il caratteristico campanile a vela e all’interno statua in legno dipinto raffigurante la Madonna Pellegrina.

Ultimo aggiornamento: 06/02/2024, 09:33

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